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15/10/07
Aumento delle temperature :
Colpa dell'uomo o "normale" cambiamento climatico ?
Negli ultimi tempi si sente
spesso parlare dai mass media di aumento delle temperature, di inverni temperati
senza neve ne’ altre pertubazioni atmosferiche e di estati calde e afose. Ma a
cosa è dovuto questa variazione climatica? È causata dall’inquinamento prodotto
a partire dalle rivoluzioni industriali o si tratta di un cambiamento “normale”
del clima, come è accaduto per esempio durante le glaciazioni?
Nell'ultimo secolo si è
registrato un incremento delle temperature di 0,6°C (concentrato soprattutto
negli ultimi tre decenni), ma l'Intergovernmental Panel on Climate Change (un
organismo mondiale cui partecipano oltre 1.500 scienziati) prevede per il 2100
una variazione globale verso l'alto tra 1,4°C e 5,8°C. La variazione non sarà
uniforme: le aree a quote e/o a latitudini elevate la subiranno in misura
maggiore delle aree a livello del mare e/o in regioni equatoriali. Quasi nessuno
mette in dubbio gli effetti devastanti che avrebbe un aumento della temperatura
vicino ai massimi ipotizzati. Uno dei possibili scenari ha mostrato che
l'aumento potrebbe provocare siccità in vaste aree agricole, crollo delle
temperature in alcune regioni e calore estremo in altre, migrazione di massa di
alcune specie verso il nord o verso quote più elevate alla ricerca di
temperature più basse e quindi di cibo e acqua, le piante con i fiori
maturerebbero con settimane di anticipo, alterando la catena alimentare degli
insetti e i cicli di impollinazione delle piante stesse.
In Europa, a partire dal
1960 i fenomeni tipici della primavera, ad esempio lo sbocciare dei
fiori, sono sempre più precoci, mentre quelli tipici dell'autunno, ad esempio il cambio
di colore delle foglie, sempre più tardivi. Queste alterazioni stagionali hanno
spinto gli uccelli a spostarsi in nuove aree e ne hanno modificato i percorsi
migratori. Alcune specie, come l’orso polare ed altri animali che vivono in
ambienti molto freddi, correrebbero il rischio di estinzione, a causa del
disgelo della tundra e del permafrost, lo strato di ghiaccio situato sotto il
terreno. Inoltre per quanto riguarda il dissesto idrogeologico si potrebbero
verificare frequenti e devastanti alluvioni e tempeste. Per esempio, la neve ed
i ghiacci che ricoprono l’Himalaya si sono ridotti del 30% negli ultimi trenta
anni, aumentando il pericolo di alluvioni dei laghi glaciali. Rispetto a 30 anni
fa, la neve che ricopre l'Artico si è ridotta del 10% e il ghiaccio estivo copre
una superficie di mare del 15-20% inferiore. L'aumento è imputabile soprattutto
al sempre maggiore uso di combustibili fossili e al conseguente accumulo di CO2
(anidride carbonica) nell’atmosfera; il carbonio emesso intrappola calor
che,
in situazione normale, si disperderebbe invece nello spazio. Dall'inizio della
rivoluzione industriale del 1760 le emissioni di CO2 sono
costantemente cresciute, facendo salire le temperature.I dati sulla temperatura
di quest'anno lasciano intravedere nuovi segni di quella che alcuni scienziati
vedono come una nuova era geologica, l'Antropocene, nella quale, come dice il
nome stesso, le attività umane rappresentano la principale causa del sistema
climatico mondiale. Di quanto supereremo le proiezioni minime di aumento della
temperatura mondiale dipende da quello che sapremo fare, immediatamente, per
tagliare le emissioni di carbonio e di altri gas a effetto serra. Un possibile
rimedio sarebbe quello di utilizzare fonti di energia rinnovabili che non
inquinano (come quella solare, eolica o geotermica), ma in moltissimi paesi esse
sono usate ancora troppo poco perché ritenute non convenienti.
Eppure dobbiamo renderci conto che anche se dovessimo ridurre le
emissioni del 60% - 80% per prevenire la destabilizzazione climatica, la
temperatura della superficie terrestre continuerà ad aumentare nei prossimi 150
anni, tempo in cui l'anidride carbonica rimane nell'atmosfera e per molto più
tempo, nei mari e negli oceani. Conseguentemente, possiamo solo sperare che
l'aumento delle temperature rallenti abbastanza da garantire che il nostro
pianeta possa rimanere un luogo vivibile, una volta che il clima si dovesse
stabilizzare. Per ridurre la percentuale di CO2 dovremmo modificare
lo stile di vita, anche se molte persone non sarebbero d'accordo, non volendo
rinunciare ad agi e comodità. Ma, viste le conseguenze del comportamento
dell’uomo a partire dagli inizi del Novecento, sarebbe bene che ognuno facesse
qualcosa nel suo piccolo per migliorare la situazione.
Lucia
F. Classe III F, Liceo Alessi
Liceo Lurçat


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