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31/01/08
L’analisi morale de "il
Principe"
Assenza di valori sani o analisi intelligente della storia?
Nel clima politico e sociale della Controriforma, la
pubblicazione de "Il Principe" di Machiavelli sconvolse l’etica e la morale
degli intellettuali europei dando origine a una lunga polemica.
Il "Principe", come spiegato dallo stesso autore del Proemio,
aveva lo scopo annunciato di consigliare ai politici una serie di principi per
governare. Possiamo considerare il "Principe" come il primo trattato moderno,
non per l’argomento, ma perché le tesi che propone sono sostenute esclusivamente
dalle argomentazioni esposte dall’autore, senza preconcetti esterni.
Insieme al ribaltamento dei classici valori cristiani e
morali, questa caratteristica provocò un’inevitabile opposizione, specialmente
degli intellettuali religiosi. Un esempio è il protestante Gentillet, che nel
1576 lo accusò tra l’altro di ateismo, citando la frase in cui consigliava al
principe di simulare in ogni caso la fede religiosa per facilitarsi la vita
politica. Il francese considera questo un inganno e un tradimento verso Dio, in
cui secondo lui Machiavelli non credeva. Questa interpretazione è scorretta,
poiché Machiavelli separava nettamente la vita privata del principe da quella
pubblica. L’elemento di novità del Machiavelli è proprio quello di sottrarre l’azione
politica ai normali valori morali, cosa che ovviamente non poteva essere
tollerata da un religioso. Il fatto che il principe machiavelliano agisca
spregiudicatamente di ottenere e mantenere il potere non esclude invece l’esistenza
e l’importanza della fede, che però è in secondo piano rispetta all’azione
politica, che sottostà a regole proprie ed esclusive.
Un’altra estremizzazione della visione laica del Machiavelli
è proposta da Marlowe, che arriva a dire, attraverso la bocca dello stesso
Machiavelli, che i suoi precetti sono l’unica via da seguire per avere successo,
sminuendo quindi l’importanza della fede. Anche questa interpretazione non
considera il reale significato dell’opera machiavelliana, ossia quello di
analizzare con intelligenza i comportamenti di chi è al potere e le vicende
della storia, per dedurne insegnamenti utili. Marlowe considera i precetti de
"Il principe" come propri di Machiavelli, non come derivati dallo studio delle
caratteristiche che hanno reso grandi i personaggi della storia.
Un’interpretazione giusta in questo senso è quella di Boccalini, espressa nella
sua opera, i "Ragguagli di Parnaso", che presenta Machiavelli solamente come
analizzatore della storia, come intellettuale che scruta nel profondo delle
vicende passate per discernerne principi e consigli, per imparare dagli errori e
far tesoro delle mosse giuste. Boccalini, parlando sempre per bocca di
Machiavelli, non comprende perché i principi che gli uomini famosi e potenti
seguono vengano considerati empi, mentre gli stessi uomini sono degni di
ammirazione. Boccalini espone anche l’importanza che la ragione e l’intelligenza
hanno nel capire i meccanismi che regolano il mondo. Secondo una visione
prettamente umanista, infatti, la ragione umana è in grado di capire la natura
ma anche di indagare se stessa, come fa Machiavelli nel "Principe". Il giudizio
dell’opera che emerge è positivo, perché Boccalini considera, oltre
all’importanza dell’intelligenza per opporsi ai tiranni, anche che ognuno può,
studiando a fondo la storia, arrivare alle stesse conclusioni di Machiavelli
("la lezione delle historiae ha la virtù di convertire in tanti Machiavelli
coloro che vi attendono con un occhiale politico"). Questa interpretazione
coglie quindi pienamente l’intenzione e il significato dell’opera, che è
un’analisi realistica delle azioni altrui.
Un’altra visione del componimento è quella obliqua, nata nel
‘700, che considera "il Principe" come un’opera di denuncia politica nei
confronti degli spregiudicati metodi usati dagli uomini politici, per mettere in
guardia il popolo e scoprire "il sangue e le lacrime che colano dagli allori" (Ugo
Foscolo), ossia gli aspetti meno brillanti dell’arte politica. Questa
interpretazione è corretta dal punto di vista del riconoscimento dell’opera come
un analisi, ma "il Principe" non è destinato al popolo, tanto meno come metodo
di difesa, poiché non tutti hanno i mezzi per opporsi alle qualità politiche dei
principi. La visione più corretta, che coglie tutti gli elementi dell’opera in
modo positivo, è quella di Boccalin
Nicolò V. 4F Liceo Alessi

I documenti forniti dall’insegnante sono estratti delle
seguenti opere:
Innocent Gentillet – "Antimachiavelli" (1576)
Traiano Boccalini – "I raggiuagli di Parnaso" (1556-1613)
Christopher Marlowe – "L’ebreo di Malta" (1589)
Vittorio Alfieri – "Del principe e delle lettere" (1786)
Ugo Foscolo – "I sepolcri" (1807)
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