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01-02-09
L'intervista impossibile:
Il liceo Lurçat di Martigues intervista Machiavelli
al Liceo Lurçat di
Martigues, in Francia
Le domande
dell'intervista sono state redate in francese dal prof. Rosmini, docente di
Filosofia, tradotte in italiano dagli
alunni della prof Albalgy (docente d'italiano al liceo Lurçat,
Francia) e mandate alla prof De Petro del liceo
Alessi di Perugia per i suoi alunni.
al Liceo Alessi di
Perugia, in Italia
Le risposte di Machiavelli sono date da
Maria Chiara, Stefano e Giulio, classe IV F.
seconda intervista: registro informale
Liceo Lurçat -
Signor
Machiavelli, Lei ha scritto Il Principe per fare la lode della
demagogia e dell'autoritarismo o per mettere in guardia i
popoli contro la demagogia e l'autoritarismo?
Machiavelli -
E’ sempre stato per me un
grande problema stabilire se i metodi che suggerivo ai principi
fossero, o no, in fin dei conti, giusti. In fondo sono sempre stato
un idealista…insomma, ci tenevo alla mia repubblica utopica, però sa
com’è…non è facile continuare a crederci. Una persona della mia
intelligenza non può non badare alla verità dei fatti. Inoltre il
popolo, come ho già detto esplicitamente nel mio capolavoro, scritto
tra l’altro in pochissimo tempo, considera solo l’apparenza. Le
minoranze se non sono al potere non esistono, e l’intelligenza è
prerogativa di una minoranza. Il mio brillante trattato politico, è
vero, viene a volte inteso come un modo per rivelare al popolo le
macchinazioni dei principi, ma mi sembra un’ interpretazione un
po’…machiavellica.
Liceo Lurçat - Signor Machiavelli, Lei pensa che la
ragione del popolo sia educabile oppure pensa che il rapporto tra
governanti e governati sia sempre irrazionale?
Machiavelli -
L’ irrazionalità è ovunque
sia in chi governa che nei governati, questo è un dato di fatto!
Soprattutto il principe è l’irrazionalità fatta persona! Questo
aspetto è davvero affascinante. Il popolo è ovvio che si può
educare, il principe deve solo avere un certo carisma per
abbindolarlo e fargli passare per bello e buono quello che sotto
sotto è losco e illegale. Diciamocelo pure, il volgo non può badare
con attenzione a quello che fa il principe, perché è troppo preso
dalle cose di tutti i giorni.
Liceo Lurçat -
Per quali ragioni,
secondo Lei, il Vaticano ha proibito il suo libro?
Machiavelli -
Semplice, con il mio
saggio stavo spiegando per filo e per segno la condotta della
monarchia assoluta romana, e questo era un colpo duro al loro potere
“teologico”. E poi ad essere sinceri non se ne ricava mai niente di
buono perché, si sa, la verità fa male! Sono stato censurato solo
perché ho aperto un armadio pieno di scheletri che doveva rimanere
chiuso, non come quegli ipocriti cortigiani tutti sorrisi.
Liceo Lurçat -
Il
Principe era tra l'altro destinato ad unificare l'Italia: il modo in
cui quell'unità è stata fatta l'ha soddisfatto?
Machiavelli - Chi? Dove? Quando è stata
unificata l’Italia? Scusate ma probabilmente mi sono perso qualche
passaggio! Un cammino con mille uomini mal’armati e vestiti in modo
da mascherare il proprio sangue da Marsala sull’Aspromonte non può
essere definita unificazione. A parte gli scherzi, ci voleva
qualcuno che dominasse, con tutto quel via vai di francesi e
spagnoli non se ne poteva più! Che poi, se di unificazione possiamo
parlare... Sono passati all’incirca 150 anni e tanto non si parla la
stessa lingua, tant’è che non è ancora nato l’amor di patria.
Liceo Lurçat -
Pensa
che le tesi sulla politica siano sempre d'attualità all'inizio di
questo XXI secolo?
Machiavelli - Beh, i tempi sono
certamente cambiati, ci sono stati enormi progressi in tutti i
campi, ma la mente dell’uomo come ragionamenti, paradossalmente, è
sempre più lenta rispetto a quello che riesce a creare e che vede
con i propri occhi. Le mie tesi, tutto sommato, potrebbero essere
riproposte in un contesto del genere, anche se non mi sembra di
vedere molta gente disponibile a seguire “le chicche” che ho
lasciato.
Liceo Lurçat -
Il modo
di governare di Berlusconi Le dà ragione?
Machiavelli - Ragazzi, parliamoci
chiaro... il cavaliere nano è salito al potere dopo lo scandalo di
tangentopoli; prima era un buon
imprenditore e non è che fosse lindo già all’epoca... poi con il
potere ha favorito le sue aziende e con il denaro ricavato ha
ingrandito la sua area di influenza e di prestigio come praticamente
la maggior parte dei governanti di cui la storia ha memoria. Come
ho già detto ne “Il Principe”, lo scopo dei governanti non è il bene
del proprio patrimonio, bensì quello dello Stato… lui non è un
politico ma un buon imprenditore…
Liceo Lurçat -
Pensa
che l'utopia sia un sogno utile?
Machiavelli - L’utopia è appunto un
sogno, un sogno ad occhi aperti e come tutti i sogni fa sperare in
cambiamenti e ti fa vedere le cose in un modo diverso. Certo è che
quando e se ci si rende conto che molto probabilmente il proprio
sogno è impossibile da realizzarsi, una persona può reagire in tre
modi( io analizzo solo questi tre per facilitare la scelta):
1)
potrebbe abbassare la cresta, lasciar stare il proprio sogno e
continuare così come ha sempre fatto;
2) potrebbe impuntarsi e
costringere chi gli sta intorno ad adeguarsi alla sua visione del
mondo;
3) potrebbe non accantonare il proprio sogno perché ci crede
fermamente, ma semplicemente cercare un compromesso più che un’
alternativa per realizzare il proprio sogno. Si spera che questo
sogno possa essere utile per conseguire un fine non solo proprio ma
anche altrui; quindi posso dire che in parte l’utopia potrebbe
essere utile se guardata da quest’ultimo punto di vista.
Liceo Lurçat - Si riassume
spesso il suo pensiero con l'espressione "il fine giustifica i
mezzi" : che cosa ne pensa ?
Machiavelli - Beh a
dirla tutta questa frase è usata un po’ impropriamente. Io non l’ho
mai detta né scritta ; però ognuno può dare la propria
interpretazione, nessuno certo lo vieta. Infatti come io ho espresso
il mio parere, la gente che ha voluto leggere ciò che io ho scritto
ha dovuto, diciamo, per forza prendere una posizione pro o contro le
mie tesi e quindi riassumere il mio pensiero con un motto, una frase
che secondo loro racchiudesse il significato della mia opera. Ormai
va così di moda minimizzare la gente che pensa e che magari dice
cose intelligenti o comunque sia che tocchino un punto importante e
focale per la vita di quale sia società o stato o cosa di cui si
sta parlando. Dire la frase “il fine giustifica i mezzi” significa
mettere in bocca alle altre persone la propria interpretazione e
questo non è giusto perché siamo liberi e non dobbiamo invadere il
territorio altrui. Con questo intendo dire che potrebbe anche essere
giusta come affermazione, analizzando e specificando però di quale
fine si parla. Non si può suggerire la propria interpretazione agli
altri che ancora non mi conoscono e quindi etichettarmi con questa
singola frase dietro alla quale c’è tutto un altro mondo. Non si può
parlare di persone come oggetti da identificare con etichette, lo
so che se mi chiamate con un altro nome io rimango lo stesso, però
sento di essere sminuito della mia vera essenza e realtà vissuta.
Maria Chiara, Stefano
e Giulio Liceo Alessi IV F

le classi di T S e L del liceo Lurçat

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